Utopia del comprendere. Da Babele ad Auschwitz

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Descrizione

Nell'esilio planetario del mondo globalizzato l'utopia riletta in senso anarchico è il luogo che non c'è più, ma che ci sarà pur sempre.Parlare e comprendere sono i modi in cui ogni parlante si traduce nella lingua che considera propria e in cui abita invece in esilio. Queste pagine muovono dall'ermeneutica filosofica di Martin Heidegger e Hans-Georg Gadamer, di cui radicalizzano i temi decisivi guardando alla convergenza con la decostruzione di Jacques Derrida. Se è possibile riconoscere in Auschwitz la Babele del XX secolo – questa la tesi originale del libro – è anche alla luce delle riflessioni di quegli ebrei tedeschi che, da Franz Rosenzweig a Walter Benjamin, avevano riflettuto sull'estraneità nella lingua offrendo il loro prezioso contributo alla questione del tradurre. Nell'esilio planetario del mondo globalizzato l'utopia riletta in senso anarchico è il luogo che non c'è più, ma che ci sarà pur sempre. Sulle tracce di Paul Celan, protagonista dell'ultima parte, l'utopia si staglia oltreconfine, in quella «rivoluzione del respiro» che rompe il silenzio, nell'apertura di una parola, che non è dimora fissa e non è statica, ma è nomade, migra, è una tenda precaria e malsicura, l'unico riparo nel deserto della promessa. Questa tenda dell'incontro, già la sfida di un altro abitare, è la parola della cospirazione.

Dettagli del prodotto

Scheda tecnica

Anno edizione2021
CollanaSaggi
In commercio dal23 settembre 2021
Pagine304 p. Brossura
EditoreBollati Boringhieri
AutoreDonatella Di Cesare
TipoLibro universitario

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